Mondi
Paralleli
Associazione di Volontariato |
QUELLI CHE....GUARDANO CON ALTRI OCCHI
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 28.5.2013
Ho partecipato ad un dibattito che trattava argomenti inerenti al mondo dei non vedenti e ipovedenti:” Non vedo ma “guardo con gli altri occhi”. E’ stato molto interessante.
Ho sempre pensato che fra tutte le disabilità la mancanza della vista sia quella più severa.
Un amico in sedia a rotelle che ha fatto dell’ironia la sua bandiera, spesso mi rimarcava scherzando che si riteneva fortunato ad avere quei problemi anziché essere non vedente.
Certo che qualsiasi disabilità ha la sua importanza e il suo peso per chi la vive in prima persona.
Ritornando al dibattito, la prima cosa che mi ha colpito è stata la positività dei relatori che ridevano raccontando come disastrosamente le persone si ponevano nei loro confronti. Una cosa che sempre si ripete in tutti i convegni che trattano qualsiasi disabilità è, come le persone mai si rivolgano al disabile ma all'accompagnatore, quasi che il primo non sia in grado di rispondere in modo adeguato.
Ci hanno spiegato molto semplicemente come noi “vedenti” dobbiamo comportarci per accompagnarli. Quasi sempre il nostro approccio che vorrebbe essere un aiuto si trasforma in un imbarazzante serie di errori. Ci hanno bendati ed abbiamo fatto le prove pratiche. Ho imparato come si deve tenere al braccio la persona, si scendono e si salgono le scale, si passa in uno spazio stretto, si chiude un uscio, si usa il bastone.
I relatori hanno raccontato stralci della loro vita, qualcuno era non vedente dalla nascita, altri invece lo sono diventati. Completamente diversi i due casi, uno sa già cosa è la realtà, l’altro deve andare con il tatto e immaginare.
Interessante la domanda: come sogna un cieco dalla nascita? Ha risposto una signora affiancando l’immagine alla delicatezza della sofficità.
Una mamma che conosco e che vive la disabilità importante del figlio, ha voluto spezzare una lancia a favore delle persone che mal si rapportano con i non vedenti, giustificando che gli approcci sbagliati sono dati dal disagio che sentono le persone perché si trovano in imbarazzo.
Verissimo! La prima volta che mi rapportai con l’amico in sedie a rotelle, non sapevo cosa dire. Le chiesi quale materia le piacesse a scuola. Mi risposte: adoro l’educazione fisica. Lo trovai adorabile nella sua risposta e senza scompormi gli dissi: Sei una lenza incredibile! Fu subito amicizia.
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